Revista da EMERJ - V. 21 - N. 1 - Janeiro/Abril - 2019

 R. EMERJ, Rio de Janeiro, v. 21, n. 1, p. 9 - 18, Janeiro-Abril. 2019  16 di lavoro a interrogarsi sul possibile contenuto di una norma processu- ale, nonché a risolvere i problemi sollevati da una difficile attuazione di quest’ultima. 5. Ritornando a riflettere sul principio tempus regit processum, si può comprendere che crei talvolta inconvenienti un principio di diritto intertemporale così impegnativo, sia per il suo contenuto di conserva- zione dei valori giuridico-processuali (i gradi di giudizio in corso al tem- po dell’entrata in vigore di nuove norme processuali non sono soggetti all’impero di queste ultime), sia per la resistenza che gli deriva dal suo fondamento costituzionale. Certamente il principio tempus regit processum, come ogni princi- pio, può incontrare delle limitazioni, in favore dell’applicazione immediata di nuove norme processuali, ma ciò accade unicamente quando tali limita- zioni si aggancino a garanzie costituzionali che possano delimitare, in via di bilanciamento, il valore costituzionale sotteso al principio tempus regit processum. Ciò accade con riferimento alla cosiddetta efficacia retroattiva delle pronunce di accoglimento della Corte costituzionale (in materia pro- cessuale) ( ), mentre ostacoli dovrebbero frapporsi all’efficacia retroattiva del mutamento di giurisprudenza sull’interpretazione di norme processuali ( ). Soprattutto, esigenze di ordine pubblico processuale, ancorate ad esempio alla garanzia costituzionale di efficienza del processo (argomen- tabile sulla base del principio della ragionevole durata: art. 111, comma 2 Cost.) possono imporre di applicare le nuove norme ai processi in corso. In tal caso soccorre la ponderata adozione di norme di diritto transitorio. La distinzione tra norme di diritto intertemporale, inteso come quel complesso di principi e regole che disciplinano la successione delle norme nel tempo, e norme di diritto transitorio, inteso come insieme di prescrizioni dettate di volta in volta per regolare gli accadimenti compresi nel periodo in cui si verifica un mutamento legislativo, rivela qui tutta la sua utilità. Non solo: il passaggio al principio tempus regit processum come canone fondamentale di diritto intertemporale responsabilizza molto di più il legislatore nell’adozione di una calibrata disciplina transitoria in vista dell’applicazione delle nuove norme ai processi pendenti (ove ne ravveda la necessità costituzionale), di quanto non faccia attualmente il principio

RkJQdWJsaXNoZXIy NTgyODMz